Conferenza SECAC (Southeastern College Art Conference)
Pittsburgh 21/24 Ottobre del 2015 - Rodolfo Lacquaniti

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Conferenza SECAC (Southeastern
College Art Conference) Pittsburgh 21/24 Ottobre del 2015

La presentazione è stata una parte di una sessione sui parchi di scultura negli Stati Uniti e Europa. Paesaggi per l'arte:  Sculture, Giardini e Parchi.Il dibattito si è concentrato sul  tema della scultura nei giardini e nei parchi e i loro obiettivi, le funzioni e finalità, sia contemporanea o storiche, nazionale o internazionale. Le presentazioni hanno preso in considerazione le collezioni di antichità e riproduzioni esposte nei giardini di ville rinascimentali, palazzi barocchi e di campagna inglese tenute a dimostrare il potere, il prestigio e l'erudizione o esempi della proliferazione di moderno e giardini scultura contemporanea negli Stati Uniti e in Europa.
Debra Murphy, Ph.D.,Professor of Art History Chair, Department of Art and Design University of North Florida Jacksonville alla Conferenza SECAC ha presentato in Toscana:

Giardino Viaggio di Ritorno e The Garbage Revolution
di
Rodolfo Lacquaniti

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University of North Florida Jacksonville

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Abstracts for the Annual SECAC Meeting in Pittsburgh, PA Oct 21-24, 2015

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Buon pomeriggio e grazie.

Come avete visto dalle presentazioni dei nostri colleghi Dr. Cempellin e Prof. Hager, ci sono importanti giardini di sculture contemporanee in Toscana. Oltre ai giardini di Daniel Spoeri e Niki St Phalle, c’è anche il Giardino dei suoni creato dall’artista bavarese Paul Fuchs in 1981. Il quarto è il giardino Viaggio di Ritorno dell’artista Rodolfo Lacquaniti nella provincia di Grosseto, più precisamente vicino a Buriano e Castiglione della Pescaia in Maremma, nella parte sud-occidentale della Toscana. Ho conosciuto il maestro Rodolfo Lacquaniti nel 2013 quando con mio marito ho visitato il giardino nei primi giorni di luglio dopo la conclusione del programma estivo della University of North Florida in Italia. Si può visitare il giardino solo su appuntamento ed è mantenuto dall’artista stesso, che presenta personalmente il giardino e le sue opere. In seguito siamo tornati con gruppi di studenti nel 2014 e nel 2015.

Debra Murphy
Professor of Art History Florida

Prof. Felix Livingstone
Professor Economycs Flagger College - Florida

Lacquaniti è nato in Calabria nel 1955. Suo padre era giornalista e studioso. Il giovane Rodolfo ricorda che è cresciuto in mezzo ai libri ed alle fotografie di statue, tombe, frontoni e altri manufatti trovati negli scavi condotti in quella zona dall’archeologo di fama Paolo Orsi. E’ rimasto incantato dalle storie dell’antica città di Medma vicino al suo luogo natale nella Magna Grecia. Lacquaniti si è trasferito a Firenze quando aveva 18 anni per studiare Architettura. Per mantenersi ha fatto l’indossatore, lavorando con le più importanti case di moda italiane come Gucci, Ferragamo, Versace e Armani. Ha anche avuto la possibilità di progettare alcune scenografie per le sfilate di Gucci. Dice di aver condotto una specie di vita doppia: quella di studente e quella di modello, uno che viaggiava a Milano per lavoro e faceva le ore piccole per divertimento, per poi riapparire d’improvviso alla mensa universitaria in mezzo ai compagni. Dice che sarebbe stato molto facile distrarsi, ma ce l’ha fatta a laurearsi senza andare fuori corso e a diventare bio-architetto e socio dell’IMBAR.

Ha aperto uno studio a Firenze in un ex-convento decorato con affreschi di Cesare Dandini, un allievo di Andrea del Sarto. Il suo soggiorno a Firenze ha avuto un impatto notevole sull’artista. Era immerso nelle tendenze contemporanee della moda e del design proprio nel centro della grande storia e delle tradizioni del Rinascimento.

Durante questi anni Lacquaniti stava diventando anche un artista multimediale. Negli anni novanta ha presentato installazioni multimediali in Germania e a Firenze. Nel 1994 ha curato e ha partecipato ad un progetto intitolato Cento Artisti per Sarajevo: una grande istallazione con contributi di molti artisti internazionali allestita a Firenze e promossa anche dall’UNESCO. Nel 1997 sono stati pubblicati un libro e un CD, i proventi sono stati destinati alla ricostruzione della biblioteca nella capitale bosniaca. Il contributo di Lacquaniti e la sua protesta contro le atrocità della guerra furono sintetizzati nel solo nome della città torturata: Sarajevo. Lacquaniti credeva sempre di più che l’arte diventasse impegno civile, un obbligo e una responsabilità. Quindi, negli anni novanta, Lacquaniti era diventato non solo bioarchitetto di successo, ma anche artista multimediale con una forte coscienza sociale.

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cento artisti per sarajevo di Rodolfo Lacquaniti

Insieme alla moglie Letizia, Lacquaniti si è trasferito nel 2002 al Podere il Leccio vicino a Buriano a Castiglione della Pescaia. Era loro intenzione adibire la proprietà a posto tranquillo dove passare il weekend. Restaurando un insieme di fabbricati semi-abbandonati di un’azienda per la produzione di pesche, hanno iniziato il lavoro di trasformazione del podere da “desolato a bello e da industriale ad abitabile.” Adesso funziona anche come agriturismo con una bella piscina e riceve punteggi molto alti su Trip Advisor!

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Considerando adesso il trasferimento in Maremma, esaminiamo il Giardino del Viaggio di Ritorno, una serie di installazioni che copre una superficie di circa 40.000 mq. Oltre al giardino stesso, c’è anche una stupenda istallazione dal
titolo The Garbage Revolution, che l’artista lascia come gran finale dopo un giro sapientemente costruito. Lo scopo di questo contributo è presentare l’artista e il giardino e alcune sue istallazioni, che sono relativamente sconosciuti negli Stati
Uniti. La maggioranza delle interpretazioni delle opere sono il frutto di visite al posto, di presentazioni fatte da Lacquaniti stesso e di articoli che trattano l’artista e il suo giardino. Iniziando il nostro giro vediamo una parete fatta da cassette dismesse della frutta. I proprietari precedenti si erano scusati per aver lasciato le cassette, suggerendo che i compratori potessero usarle per accendere il fuoco. Ma nel frattempo i gatti di casa le avevano scoperte come cuccia ideale e la trama delle superfici era diventata sempre più affascinante. Lacquaniti allora ha usato le cassette per costruire una parete che chiude un lato della grande tettoia industriale ma che lascia sempre filtrare la luce e l’aria. Formano una quinta accogliente di ombre e di sfumature. Hanno anche acquistato una certa rilevanza nel 2012 durante le riprese della Storia di Sonia sotto la regia di Lorenzo Guarnieri, che ha scelto alcune zone dell’azienda come scena per il suo cortometraggio di 22 minuti che ha vinto BEST NARRATIVE SHORT FILM al Fine Arts Film Festival del 2015. Inoltre, Lacquaniti ha ricevuto il premio per Best
Production Design al Los Angeles Movie Awards. Qui vedete la cerimonia di premiazione all’Odeon a Firenze.

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sofia secac

Volgendo adesso la nostra attenzione alle opere, diventa evidente che Lacquaniti ha sviluppato una narrativa ricca che sottolinea la propria filosofia di pace, contemplazione e sostenibilità. Tutte le sue opere sono fatte di materiali riciclati. L’autore di un saggio ha paragonato il modo di operare di Lacquaniti a quello di Michelangelo. Come il grande artista rinascimentale poteva vedere la figura nel marmo, così Lacquaniti può far emergere le sue creazioni dagli scarti e dai rifiuti. Si manifestano temi, forme e colori ricorrenti. Per esempio, vedrete che l’artista è particolarmente attratto dal cerchio e dalla sfera e incontrerete spesso il colore rosso. In questa foto vediamo Lacquaniti con una delle sue costruzioni, un tondo dal titolo Global. Guardando meglio, riconosciamo frammenti di mobili, di metallo e insegne della Coca Cola. La sua perizia è infallibile nel combinare pezzi disparati per creare insiemi di grande impatto. Certo, l’osservatore può apprezzarle e sentirsi coinvolto dalle opere come tali, ma Lacquaniti le infonde sempre di un suo personale simbolismo. Il colore rosso si riferisce spesso a una forza vitale, mentre il cerchio è ben conosciuto per una gamma di connotati simbolici che spazia dall’eternità all’inclusione, la sfera celeste e i cieli.

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Il giro inizia con il portale che è una U rovesciata con sette tartarughe e sei cerchianti. Guardando dentro la Porta del Viaggio di Ritorno all’orizzonte si vede il paese collinare di Vetulonia, in origine Vatlana, una delle dodici città della Lega Etrusca. Citata da Dionisio di Alicarnasso e da Plinio il Vecchio, fra gli altri, Vetulonia era rinomata per i suoi orefici. Il portale rosso, di sera, viene animato da una cascata di acqua che l’artista descrive come purificante. Guarda verso la luce la stessa che ci fu donato come regalo alla nostra nascita. C’è una consapevolezza e una connessione ai punti cardinali ovunque nel giardino. Il portale è posizionato sull’asse est- ovest, incrociandosi con i ritmi dell’alba e del tramonto, ma collega anche il nostro presente con il passato degli etruschi.

Come abbiamo visto col tondo, anche qui Lacquaniti adopera il colore rosso. Spiega che l’ha scelto perché sembra sprigionarsi dalla terra. Lo associa anche con la spiritualità, col fuoco, con la determinazione nell’agire e col suono e il moto. La Porta è costruita con tavole di un antico caseificio usate per stagionare il formaggio. Adopera queste superfici per molte sue opere e i tagli e le incisioni documentano la presenza umana e l’interazione mentre evocano il lavoro ripetitivo che veniva fatto lì sopra.

Sette tartarughe animano il giardino davanti al portale. Lacquaniti ricorda il significato di questo numero, che ricorre in molte religioni e filosofie. Descrive il moto delle tartarughe con questa frase: “Vai’ piano, non fare polvere.” L’artista spiega che l’umanità sembra correre e muoversi rapidamente, ma verso che cosa? Le tartarughe sono fatte di pezzi di trattori o di attrezzi agricoli, le teste sono vetri di fonderia. Le tartarughe rappresentano tutte le specie animali viventi sul pianeta viaggiano in un continuum spazio-temporale.

Di notte vengono illuminate. I sei cerchianti, accanto alle tartarughe, rappresentano le varie civiltà che si sono susseguite sul nostro pianeta. Dagli egizi ai sumeri, dai greci e agli etruschi. Tutti insieme in un viaggio lento verso la luce, verso l’energia.

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Dall’altra parte del prato ci sono due creature come mantidi religiose fatte di tondini, pneumatici e altri materiali di scarto (un torchio? un trapano?). Stanno giocando? Lottando? Accoppiandosi? Nonostante tutti i messaggi profondi che l’artista vuole trasmettere, c’è in tutto il giardino un senso di umorismo e di divertimento.

Ci sono molte opere nella prima sezione del giardino. Una di queste è la Matrice. L’artista chiede ai visitatori di prendersi l’un l’altro sottobraccio e di contemplare l’unità dell’umanità. Il drammatico elemento orizzontale rosso stabilizza e connette le tavole di legno incise.

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Una delle istallazioni più memorabili nel giardino è la grande Balena, fatta di reti da pesca e canne di bambù, con un vetro di fonderia come occhio, misura circa 20 metri di lunghezza e 5 di altezza. Il visitatore viene sollecitato a entrare dentro l’enorme creatura per contemplare in silenzio. Dentro la balena, la nostra prospettiva cambia: tutto sembra passare attraverso un filtro. Lacquaniti paragona questa sensazione a
“l’entrare nel grembo della Grande Madre. Dentro la balena percepisci il respiro e il cuore di tutti gli esseri viventi… Nel grembo inizia il viaggio indietro verso il pacchetto di energia che ci è stato dato. Dobbiamo ricominciare da lì con l’energia che ci dà la forza della presenza. Essere lì significa partecipare al progetto ed essere consapevoli dell’opportunità straordinaria che viviamo.”

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Lasciando la Balena – siamo dei Giona moderni? Siamo rinati? – passiamo davanti a un gruppo di 8 sculture denominati “I messaggeri del vento” in mezzo agli olivi si muovono ricevendo la sua forza motrice dal vento. Gli elementi sono lì per farci sorridere e riflettere. L’artista spiega che questi pezzi di una fabbrica degli anni ’40 erano stati buttati via e che lui li ha risuscitati, come Lazzaro, dando loro una nuova vita.Sono i paladini del cambiamento che sta avvenendo sul nostro pianeta, la rivoluzione che porterà alla totale trasformazione dell’energia da fossile, estremamente inquinante, a quella naturale ottenuta attraverso il sole e in questo caso dal vento.

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Ora arriviamo alla Sfera luminosa, fatta di tubi che sostengono le serre invernali. E’alta circa 8 metri, ed è animata da pezzi di vetri di una fonderia dismessa degli anni ’60 – altri pezzi sono stati usati per le tartarughe e per gli occhi della balena, come abbiamo visto – e da bottiglie da selz. I vari elementi riflettono la luce e brillano sotto il sole della Toscana. Ancora una volta, elementi disparati sono stati messi insieme e unificati. Camminando oltre la sfera e girando verso l’est, troviamo uno specchio. Gli osservatori vengono rispecchiati e diventano parte dell’opera, parte dell’insieme più grande e parte del continuum che è la visione dell’artista.

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Non viene nominato il cristianesimo durante il giro. I punti di riferimento dell’artista sembrano più universali, ma certamente il visitatore non può che pensare – come nel caso della balena – alla simbologia biblica e cristiana. Questa croce col cerchio potrebbe evocare l’andata di Cristo al Calvario, ma Lacquaniti vede in queste forme dei temi che possono simboleggiare la pace ed anche la guerra. Dice con rammarico che solo sette paesi nel mondo non sono attualmente coinvolti in qualche tipo di conflitto. Vede il cerchio come un segno di pace, benché i tagli impressi nella superficie potrebbero alludere anche ad incontri violenti.Partendo da questo punto, Lacquaniti chiede al suo pubblico – in un certo senso lui è indubbiamente un uomo di spettacolo – di immaginare di stare in viaggio in un deserto vastissimo e di avere una sete disperata e dolorosa. Avvicinandoci a questa opera, ci viene chiesto di pensare ad una terra arida dove non c’è acqua da nessuna parte. Girandoci a vedere il retro della scultura, troviamo una bottiglia d’acqua incassata in una lastra di plastica. E’ l’ultima bottiglia d’acqua rimasta al mondo? Non fornirà un sollievo sufficiente. Dobbiamo confrontarci con la minaccia di una mancanza mondiale di acqua e ci vengono in mente le battaglie già combattute per i diritti e per l’accesso all’acqua.

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C’è molto di più nel giardino che dobbiamo tralasciare adesso per raggiungere l’istallazione più recente, l’Arca, costruita di pezzi di lamiera corrugata, tubi, un serbatoio, una scala, attrezzi di giardino ed altri oggetti. Lacquaniti si è ispirato alla
tragedia delle crisi attuali dei rifugiati non solo nel Mediterraneo ma anche in altri posti come l’Indonesia e la Thailandia. Queste persone cercano la libertà, ma molti incontrano invece la morte come conseguenza della paralizzante incapacità burocratica, dell’ingordigia, dell’indifferenza e del razzismo. Sopra all’arca c’è una donna che sembra fare le acrobazie e Noè con le braccia aperte in cima alla barca. In fin dei conti, Lacquaniti vede la barca, che come ci dice il titolo è un’arca della speranza, come il veicolo che trasporta i passeggeri verso una nuova nascita di sicurezza e di libertà. Ci viene naturalmente in mente la salvezza dell’arca di Noè. Con un gesto di grande magnanimità, l’artista ha dedicato l’opera agli studenti e ai professori dell’University of North Florida e di Flagler College.

Il giro del giardino dura da un’oretta e mezza a due ore ed è molto stimolante mentre Lacquaniti, in un italiano intriso di grande eloquenza e passione, condivide la sua filosofia e sollecita i suoi ospiti a fare un bilancio del consumismo sfrenato, per renderci sempre più conto del ritmo frenetico della nostra vita con la sua dipendenza dalla tecnologia e dalla velocità e di pensare ai problemi contemporanei più importanti come la carenza di acqua, la crisi dei migranti e la guerra. Finendo al punto di partenza, ci sentiamo grati di aver avuto questa esperienza.

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Ma c’è ancora una sorpresa: oltre al Giardino del Viaggio di Ritorno, c’è la Garbage Revolution. I visitatori vengono accompagnati dentro un capannone. Dietro a una parete si sente della musica, poi si entra in una stanza dove ci sono quelli che Lacquaniti chiama i Mutanti. La prima impressione è travolgente. E’ come se una razza di alieni o di esseri extraterrestri si fossero radunati per formare un esercito. Un cavaliere magnifico li guida. Le reazioni degli spettatori ai mutanti sono varie. Queste creature dovrebbero essere fantasiose, angosciose, misteriose, minacciose, comiche o addirittura modaiole? Lacquaniti spiega che sono sorte dalla discarica, dal cumulo di immondizie, per iniziare una rivoluzione. Sono state scartate ma adesso esigono di essere riconosciute mentre sfidano quelli che hanno consumato i loro pezzi, privandoli della loro utilità. Lacquaniti descrive l’istallazione come una “provocazione”. Dobbiamo contemplare quello che stiamo facendo al nostro pianeta.

The Garbage Revolution è stata presentata nel 2014, con grande successo, come istallazione a se stante alla Stazione Leopolda a Firenze, la prima stazione ferroviaria fiorentina costruita nel 1848 per collegare il Granducato con l’importante centro marittimo di Livorno. Adesso la stazione è stata trasformata in spazio espositivo internazionale. Dal 22 al 26 gennaio più di 10.000 persone hanno visitato questo happening multimediale in cui le sculture si sono animate con parole, musica, video e sapiente illuminazione. Lacquaniti aveva chiuso il cerchio: se n’era andato da Firenze un artista multimediale e architetto con un’attiva vita sociale ed era tornato con il suo esercito di mutanti in una multisensoriale e divertente chiamata all’azione. Queste ed altre opere nel Giardino del Viaggio di Ritorno danno voce agli sforzi di Rodolfo Lacquaniti per promuovere la pace, l’armonia, una vita sostenibile e una convivenza produttiva con gli altri e con le nostre risorse naturali, che non sono illimitate. Come ci direbbe lui: “Vai piano, non fare polvere.”

Grazie.

 rodolfo Lacquaniti

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